Biografia di Emilio Tadini

Emilio Tadini è stato pittore, scrittore, poeta, saggista, drammaturgo, traduttore e giornalista italiano, presidente dell’Accademia di belle arti di Brera dal 1997 al 2000. Nasce a Milano nel 1927. Si laurea in lettere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 1947 esordisce ad appena 20 anni sul “Politecnico” di Vittorini con un poemetto La passione secondo Matteo e vince il premio Serra con alla giuria Montale, Solmi e Muscetta, cui fa seguito un’intensa attività critica e teorica sull’arte (Possibilità di relazione 1960, Alternative attuali 1962, l’ampio saggio L’organicità del reale, su “Il Verri”). Traduce anche opere importanti del Novecento come Stendhal, Pound, Eliot, Céline, Faulkner per editori come Einaudi e tanti altri.

Nel 1963 esce il suo primo romanzo, L’armi, l’amore (Rizzoli), cui seguono nel 1982 il secondo L’opera (Einaudi), nel 1983 La lunga notte, (Rizzoli ), nel 1992 il libro di poesia L’insieme delle cose (Garzanti), nel 1993 l’ultimo ‘romanzo La tempesta (Einaudi) da cui è stata tratta una versione teatrale. Nel 1995 il saggio L’occhio della pittura (Garzanti), nel 1997 La Deposizione (Einaudi) e nel 1998 il saggio La distanza (Einaudi).

Al lavoro critico e letterario affianca fin dalla fine degli anni ’50 il lavoro della pittura. Il suo lavoro artistico è stato intenso dedicandosi in particolare alla pittura e al disegno, ma anche alla scultura (vetro, ferro) e all’applicazione dell’arte nel design sia tessile che del mobile, tanto quanto nella pubblicità. Ha collaborato con diverse aziende come Renault, Costa Crociere, Swacth, Henry Glass, Gazzetta dello Sport, sua è per esempio l’immagine dell’’84 giro d’Italia.

I primi dipinti sono il risultato di una ricerca simbolica e figurativa che ricorda molto Bosch. I suoi primi lavori pittorici si presentano già con delle aree tematiche ben precisi, come capitoli di un racconto. La sua prima esposizione personale è del 1961 alla Galleria del Cavallino di Venezia. Fin dagli esordi, Tadini sviluppa la propria pittura per grandi cicli, costruendo il quadro secondo una tecnica di sovrapposizione di piani temporali in cui ricordo e realtà, tragico e comico, giocano di continuo uno contro l’altro. Si lascia influenzare dalla Pop Art inglese, dalla pittura di De Chirico e Picasso e sviluppa un linguaggio sempre più raffinato, originale di onirico di figurazione.  Il primo ciclo è “Saggio sul Nazismo” (1960), seguito da un serie di opere intitolate Il giardino freddo e Il posto dei bambini (1966) e sempre in quell’anno inizia il ciclo Vita di Voltaire. È solo l’inizio di un percorso di costante dialogo di Tadini con vari artisti, italiani ed esteri con i quali porta avanti il suo lavoro di ricerca culturale e artistica come Fontana,  Calder, Tilson, Adami, Pardi, Ceretti, Mulas, Varisco etc. Negli anni a seguire Tadini si avvicinò al realismo esistenziale e integrale tanto quanto alla  “Pop Art” inglese.

Tiene esposizioni personali all’estero, Parigi, Stoccolma, Bruxelles, Londra, Anversa, Stati Uniti e Sudamerica, sia in gallerie che in spazi pubblici e musei. È presente inoltre in numerose collettive. Nel 1978 e nel 1982 viene invitato alla Biennale di Venezia. Nel 1986 tiene una grande esposizione alla Rotonda della Besana a Milano dove espone una serie di tele che preannunciano il ciclo dei Profughi e quello dedicato alle Città italiane, poi presentato nel 1988 alla Tour Fromage di Aosta. Nel 1990 espone allo Studio Marconi sette grandi trittici. Del 1992 è la mostra Oltremare alla Galerie du Centre di Parigi e nel 1993 inaugura una mostra con nuove opere allo Studio Marconi di Milano.

Nel 1995 alla Villa delle Rose di Bologna vengono presentati otto grandi trittici de Il ballo dei filosofi. A partire dall’autunno 1995 fino all’estate 1996 una grande mostra antologica e itinerante ha avuto luogo in Germania nei musei di Stralsund, Bochum e Darmstadt accompagnata da una monografia a cura di Artura Carlo Quintavalle. Nel 1996 la mostra de Il ballo dei filosofi viene presentata alla galleria Giò Marconi. Tadini diventa commentatore del Corriere della Sera e dal 1997 al 2000 è stato presidente dell’Accademia di Brera. Nel 1997 espone presso la Galerie Karin Fesel a Düsseldorf, la Galerie Georges Fall a Parigi e il Museo di Castelvecchio a Verona. Gli ultimi cicli dipinti sono quelli delle Nature morte e delle Fiabe che nel 1999 sono state presentate alla Die Galerie di Francoforte. Nel 2001 la città di Milano gli ha reso omaggio con una mostra antologica Emilio Tadini. Opere 1959/2000 a Palazzo Reale. Sempre nel 2001 in aprile si tiene la mostra di acquerelli Le figure le cose alla Galleria Giò Marconi di Milano.

Muore a Milano il 25 settembre 2002 all’età di 75 anni.

In sua memoria è stato fondato nel 2008 un museo a Milano, Spazio Tadini, inserito all’interno del circuito Storie Milanesi, che raccoglie 15 luoghi della città dove hanno vissuto dei personaggi (artisti, scrittori, designer) che hanno dato un contributo artistico e culturale alla città. Fondato dal figlio Francesco Tadini (registra e autore televisivo) e Carmela Melina Scalise e sono in mostra permanente opere pittoriche e letterarie di Emilio Tadini. Il museo è anche sede dell’archivio di Emilio Tadini.

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