Biografia di Mimmo Paladino

Domenico Paladino, anche noto come Mimmo nasce a Paduli, nei pressi di Benevento, il 18 dicembre 1948. Artista, pittore, scultore e incisore italiano, tra i principali esponenti della Transavanguardia italiana, movimento artistico teorizzato e promosso da Achille Bonito Oliva nel 1980 che individua un ritorno alla pittura, dopo le varie correnti concettuali sviluppatesi negli anni Settanta. Le sue opere sono collocate in permanenza in alcuni dei principali musei internazionali, tra cui il Metropolitan Museum of Art di New York.

Lo zio paterno, Salvatore, è pittore e lo avvia ad interessi artistici, che confluiranno nella frequentazione del Liceo Artistico di Benevento (1964-68) e la Galleria di Lucio Amelio di Napoli dove conosce il pittore Antonio Del Donno. Nel 1964 visitano assieme per la prima volta la Biennale di Venezia, rimanendo affascinati dagli artisti pop americani. Il 1968 coincide con la sua prima esposizione presso la Galleria Carolina di Portici (Napoli). In quest’occasione viene presentato dal giovane Achille Bonito Oliva, che lo affiancherà criticamente nel corso di tutta la sua carriera artistica, includendolo nel novero degli artisti della Transavanguardia e l’anno successivo lo presenterà nuovamente nella personale di Caserta allo Studio Oggetto di Enzo Cannaviello. Seguendo le indicazioni artistiche del periodo, predominato da un indirizzo soprattutto concettuale, Paladino volge la sua attenzione alla fotografia, atteggiamento che trova riscontro nella personale realizzata alla Galleria Nuovi Strumenti di Brescia, dove espone solo lavori fotografici.

Con il trasferimento a Milano, alla fine degli anni Settanta, Paladino vive il fervore artistico della città meneghina, meditando su nuovi orizzonti che il suo lavoro potrebbe prendere. Nel 1977 si avvertono i primi segnali del cambiamento artistico degli anni successivi. È di questo anno, infatti, la realizzazione del dipinto “Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro“, che oggi i critici considerano il quadro simbolo del ritorno degli artisti alla pittura dopo la lunga stagione delle proposte concettuali dei decenni precedenti.

Affascinato dal disegno, l’artista riesce a dare ampio spazio a questo suo interesse realizzando un grande murale a pastelli, sempre nel 1977, per la Galleria Lucio Amelio di Napoli, spazio questo che si rivelerà fondamentale nel contesto artistico contemporaneo italiano. La tecnica delle realizzazioni su muro viene utilizzata spesso in questi anni come “Il Brasile si sa è un pianeta dipinto sul muro di Franco Toselli“. Iniziano ad emergere i segni geometrici, maschere e rami, su fondo monocromo, elementi costanti del suo lavoro, e si avverte la riscoperta della figurazione pittorica.

Nel 1978 compie il suo primo viaggio a New York, città che lo vedrà negli anni a venire protagonista di diverse occasioni espositive. Dal 1979 prosegue il sodalizio con Bonito Oliva e con gli artisti della Transavanguardia con i quali partecipa a varie collettive e “Aperto ’80”, all’interno della Biennale di Venezia, dove viene ufficialmente presentata la Transavanguardia. Paladino espone le opere I giardini dei sentieri che si biforcano, Lampeggiante e una porta. La mostra personale itinerante che tocca le città di Basilea, Essen, Amsterdam, segna l’inizio di un successo internazionale che si concretizza nella personale al Badischer Kunstverein di Karlsruhe nel 1980, presentata da Bonito Oliva, Faust e Franzke, dove l’artista espone tele dalle grandi dimensioni, ricche di figure allegoriche, dove la sua iconografia poetica prende forma: la pittura ad olio è invasa di maschere inespressive, animali, teschi, ricchi di evocazioni rituali primitive.

La passione per il disegno (che lo porterà negli anni a collezionare carte di diversi artisti, da Balla a Picasso, da Licini a Severini) sfocia dal 1980 in un’altra grande passione: l’incisione, misurandosi con le varie forme dell’acquaforte, dell’acquatinta, della xilografia e della linoleografia. L’incontro nel 1984 con Giorgio Upiglio gli consentirà di ottenere risultati straordinari anche in questo campo artistico, ampliati anche dalla collaborazione con Alberto Serighelli, con il quale produrrà fogli di grande formato.

Nel 1980 realizza il suo primo libro-oggetto dal titolo EN DE RE con la Galleria Mazzoli di Modena, anche quest’ultima punto di riferimento della sua carriera espositiva. Sempre in quest’anno vanno segnalate le partecipazioni alle mostre “Italiana: nuova immagine“, curata da Bonito Oliva, alla Loggetta Lombardesca di Ravenna, ed “Egonavigatio“, al Mannheimer Kunstverein di Mannheim. Nel 1980 viene selezionato dal Catalogo Nazionale d’Arte Bolaffi (no.15) assieme a Giulio Paolini, Valerio Adami, Lucio Bulgarelli, Sergio Cassano e Gianfranco Goberti.

I primi anni Ottanta sono anni molto prolifico dal punto di vista espositivo tra personali e collettive e riconoscimenti internazionali. Partecipa ad un’importante esposizione “A New Spirit in Painting“, presso la Royal Academy di Londra, mostra che riflette, a livello internazionale, sull’entità dei nuovi linguaggi pittorici. Partecipa, assieme ad altri artisti, al progetto, coordinato da Alessandro Mendini e Studio Alchimia, dal titolo “Il mobile infinito“, per il Politecnico di Milano.

A quel periodo risalgono anche i viaggi negli Stati Uniti e in Sud America, in Brasile per l’esattezza, dove ha occasione di studiare e di conoscere la cultura locale, le etnie e le civiltà intrise di animismo primitivo che lo porteranno a riflessioni e ad emozioni uniche che inevitabilmente convoglieranno nei simboli, negli oggetti, e nei colori dei lavori di quegli anni. Paladino, infatti, afferma che “l’arte non è cosa di superficie, non è cosa sociologica, non è tempesta poetica. L’arte è un lento procedere intorno al linguaggio dei segni”.

Sono gli anni della realizzazione, assieme all’architetto Roberto Serino, del complesso abitativo di Paduli, dove realizza la sua abitazione e i suoi studi, progetto di grande impatto ambientale, con segni della sua arte sparsi in tutto il vasto territorio collinare a fare da collante alle varie quinte architettoniche. Il lavoro di Paladino vede l’inserimento costante di un dialogo intenso e privilegiato tra pittura monocromatica e scultura pseudo figurativa, che vede il suo apice nelle installazioni dalle grandi dimensioni, dove sulle tele vengono inseriti oggetti che lo porteranno a realizzazioni in tre dimensioni.

Dal 1985 è costante e serrato il profondo dialogo tra pittura e scultura: ai cromatismi essenziali, primari, si aggiungono elementi figurativi. Numerosi sono i momenti espositivi a cui è invitato e che lo vedono protagonista dalla metà degli anni Ottanta. Viene pubblicato “Canzone per Vincent Van Gogh“, una poesia di Ceronetti illustrata da Paladino (Milano, Edizioni Giorgio Upiglio edizioni).

Nel 1987 realizza un progetto per la chiesa di Gibellina, assieme all’architetto Roberto Serino, nel contesto di una ricostruzione complessiva della città coordinata da Arnaldo Pomodoro, dopo il devastante terremoto del 1968. Per Paladino l’architettura “può essere considerata una pittura vedente, perché ha la capacità di sintetizzare le caratteristiche spaziali dei luoghi, le necessità di chi le abiterà, le condizioni della luce e tante altre cose: ha la capacità, in sostanza, di vedere oltre ciò che il semplice disegno o progetto potrebbe far immaginare”. Il sodalizio con l’architetto Serino continua anche in occasione dell’invito che il Comune di Benevento rivolge a Paladino per la realizzazione di un’opera scultorea per la città, progetto a cui i due lavoreranno congiuntamente per diversi anni e che verrà inaugurato solo nel 1992.

Nel 1988 Paladino è invitato alla XLIII Biennale di Venezia, dove espone la grande installazione, la porta di bronzo di sette metri (già presentata nella mostra di Basilea dal titolo “Sculture nel parco“) e i primi Testimoni in pietra. Partecipa alla mostra “L’autoritratto non ritratto“, per Arte Fiera ’88, poi alla Pinacoteca di Ravenna con L’albero della vita, opera che entrerà a far parte delle collezioni permanenti del Museo d’Arte della città di Ravenna.

Nel 1989 partecipa alla serie di piccole mostre personali, organizzate dalla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, dove presenta diversi lavori tra cui Re uccisi al cadere della forza, appartenente alla Collezione Amelio, ora alla Reggia di Caserta, e Amici notturni, appartenente, oggi, alla collezione del Kunstmuseum di Berna. Realizza tredici illustrazioni che accompagnano versi poetici di Lévi-Strauss (Bielefeld, Edition Jesse). Nel 1990 Paladino espone il ciclo EN DO RE, opere Senza titolo, costante questa che caratterizzerà molte opere di questi anni. L’artista afferma, infatti: “Io non ho mai dato titoli che suggeriscono un significato particolare, che potrebbero obbligare a leggere l’opera in termini strettamente simbolici e letterari. Il titolo di un’opera rappresenta sempre per me il lato spiazzante per l’interpretazione dell’opera“.

Nel 1994 la sua prima mostra antologica dell’opera grafica, con la pubblicazione del catalogo completo del suo lavoro, è stata allestita, al Palacio Revillagigedo di Gijon (Spagna). È il primo artista contemporaneo italiano a tenere una mostra in Cina, alla Galleria Nazionale delle Belle Arti di Pechino (1994). Negli anni ’90 comincia a realizzare importanti installazioni e interventi sugli spazi urbani come la installazione permanente Hortus Conclusus nel chiostro di San Domenico a Benevento (1992), in collaborazione con gli architetti Roberto Serino e Pasquale Palmieri, o come la Montagna di Sale in Piazza Plebiscito a Napoli.

Dopo un’installazione di Dormienti ideata nel 1998 per la Fonte delle Fate di Poggibonsi, nel 1999, presenta l’installazione I Dormienti nel sotterraneo della Roundhouse di Londra. L’opera si avvale di una musica scritta appositamente per l’occasione da Brian Eno. Lo stesso anno la Royal Academy di Londra lo insignisce del titolo di Membro Onorario.

Nel 1999 una grande mostra alla South London Gallery include Testimoni, un nuovo gruppo completo di 20 sculture in pietra bianca di Vicenza e Zenith, una serie di lavori in tecnica mista su alluminio. In questi anni Paladino ha realizzato le scenografie di Veglia (1992) a Benevento, con la regia di Mario Martone, La sposa di Messina di Schiller (1994) a Gibellina con la regia di Elio De Capitani e ancora Edipo Re (2000) al Teatro Argentina di Roma, nuovamente con la regia di Mario Martone.

Nel 2000, con il poeta e pittore Gian Ruggero Manzoni, realizza il libro d’arte Il digiuno imposto. Nel 2001 viene pubblicato il catalogo generale della sua opera grafica (Opera Grafica 1974-2001). Illustra l’Iliade e l’Odissea di Omero, pubblicato in due volumi. Lo stesso anno realizza un’installazione per la stazione della metropolitana Salvator Rosa a Napoli. Nel 2002 il Centro d’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato gli dedica la più completa mostra retrospettiva organizzata da un museo italiano. Nel maggio dello stesso anno realizza un lavoro site specific alla Fondazione VOLUME! di Roma. Nel 2003 rappresenta insieme a Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, e Nicola De Maria Transavanguardia 1979-1985 al Museo d’arte contemporanea del castello di Rivoli, a cura di Ida Gianelli.

Una sua mostra itinerante su Pinocchio viene esposta nei musei d’arte moderna di otto città giapponesi e nella settecentesca Scola dei Battioro a Venezia e al Museo civico di Udine, nel museo di Palazzo Pio a Carpi e a Rotterdam (2004-2006). Nel 2004 realizza le porte per la Chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo progettata da Renzo Piano. Lo stesso anno effettua la scenografia di Edipo a Colono e vince il premio UBU per la migliore scenografia teatrale. Realizza inoltre il libro d’artista “Libro Libero Litografico” con venti litografie (Edizioni Lithos).

Nel 2005 espone al Museo Rupertinum di Salisburgo e la Loggetta Lombardesca di Ravenna dedica una grande mostra ai suoi lavori teatrali titolata “Paladino in Scena”, a cura di Claudio Spadoni. Nel giugno dello stesso anno, in occasione della Biennale, presenta una mostra di grandi sculture alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro a Venezia. Alla fine del 2005 allestisce nel Museo nazionale di Capodimonte di Napoli la grande mostra dedicata al Don Chisciotte di Cervantes con dipinti, sculture, disegni e un film. È un progetto che continua nel 2006 con l’illustrazione di una nuova edizione del Don Chisciotte e la realizzazione di un libro d’artista, con poesie di Giuseppe Conte, anch’esso ispirato al mitico “cavaliere errante” (Editalia). Il film, su invito del direttore Marco Müller, è stato presentato con grande successo al Festival del Cinema di Venezia del 2006. Lo stesso anno realizza le porte per la Chiesa di San Giovanni Battista a Lecce (progetto di Franco Purini).

Nel 2007 realizza due scenografie per lo spettacolo OEdipus Rex e Cavalleria Rusticana per il Teatro Regio di Torino.

Del 2008 è la realizzazione di una Mostra all’Ara Pacis di Roma con musiche di Brian Eno e alla Villa Pisani, Stra e una mostra all’interno della Chiesa di Donnaregina, Napoli con l’intervento anche dell’architetto Massimiliano Fuksas e l’installazione di una porta in terracotta e ferro sull’isola di Lampedusa. Il 28 giugno 2008, nell’ambito dell’iniziativa “Porta di Lampedusa – Porta d’Europa“, è stato inaugurato sull’isola di Lampedusa un monumento realizzato dall’artista dedicato alla memoria dei migranti deceduti in mare.

Sempre nel 2008 realizza un grande telone di copertura (alto 80 metri) per il restauro della torre campanaria del Duomo di Modena: la Ghirlandina rimarrà coperta per quasi quattro anni da quello che i modenesi ribattezzarono con un gioco di parole il “Torrone di Paladino” ad indicare la grande torre trasformata in un’opera simile ad un grande torrone natalizio. Al termine dei restauri, il telone venne tagliato a pezzi e regalato ai cittadini come ricordo.

Nel 2009 un gruppo di sue sculture viene esposto, “en plein air“, a Orta San Giulio, sul Lago d’Orta; fra le opere un cavallo che galleggia davanti alla riva di villa Bossi, sede municipale. Una delle sculture “Caduto a ragione” viene collocata sull’isola di San Giulio con l’ausilio di un elicottero. Nello stesso anno, a cura di Enzo di Martino, è pubblicato il Catalogo ragionato dell’opera scultorea (1980-2008).

Nel 2010 Mimmo Paladino ha firmato la scenografia di “work in progress”, tour che ha visto riunirsi dopo 30 anni la coppia Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Il 10 aprile dello stesso anno è installato un grande cavallo blu di oltre quattro metri all’Anfiteatro del Vittoriale degli italiani di Gardone Riviera (BS), la casa-museo di Gabriele D’Annunzio. A fine gennaio 2011 realizza la nuova sala permanente del Museo Nazionale Archeologico di Villa Frigerj a Chieti dedicata al Guerriero di Capestrano e inaugura la mostra di sculture “Mimmo Paladino e il nuovo Guerriero – La scultura come cosmogonia” a Palazzo De Mayo di Chieti.

Il 6 aprile il comune di Milano dedica all’artista campano una grande mostra retrospettiva a Palazzo Reale dal titolo “Paladino Palazzo Reale” curata da Flavio Arensi. L’iniziativa comprende anche l’installazione della “Montagna di sale” collocata in piazza Duomo, davanti al Palazzo e accanto all’Arengario. Nel catalogo il filosofo Arthur C. Danto scrive: “[…] devo proclamare l’eminenza di Mimmo Paladino tra le file dell’arte contemporanea, qualità particolarmente vera per le installazioni all’aperto. Non c’è niente che regga il confronto con l’imponente “Montagna di sale” che l’artista ha eretto in piazza del Plebiscito a Napoli, disseminata di cavalli arcaici; il mondo dell’arte dell’ultimo quarto di secolo non ha nulla di paragonabile. C’è qualcosa di magicamente alchemico nella visione di questi cavalli arcaici che si dibattono su una piramide di sale“.

Nel 2012 i suoi cavalli vengono posizionati sulla Fòcara di Novoli (Lecce), un vero e proprio monumento di ingegneria agraria e devozione, eretto e bruciato in onore di Sant’Antonio Abate e che sfiora i 25 metri di altezza e i 20 di diametro alla base. Il 25 agosto 2012 le luminarie da lui disegnate fanno da sfondo al palco de La Notte della Taranta.

Nel 2013 gli viene commissionata un’installazione monumentale per Piazza santa Croce a Firenze (80×50 metri). Per tutto il periodo estivo, contemporaneamente al Ravello Festival, allestisce una monografica di sculture, curata da Flavio Arensi, all’interno dei suggestivi spazi di Villa Rufolo e dispone i venti “Testimoni” in pietra sul piazzale dell’auditorium di Oscar Niemeyer. Per l’occasione realizza un cortometraggio intitolato Labyrinthus scritto insieme a Filippo Arriva per il IV centenario della morte di Gesualdo da Venosa, con Alessandro Haber nei panni del Principe e le musiche di Franco Mussida e realizza assieme al poeta e pittore Gian Ruggero Manzoni il libro d’arte Tutto il calore del mondo.

Del 2015 la sua partecipazione alla Biennale di Venezia, Padiglione Italia, con uno spazio a lui dedicato. Nel gennaio del 2016 Meijer Gardens & Sculpture Park di Grand Rapids, che ospita in permanenza la scultura “Tana“, gli dedica un’ampia retrospettiva curata da Joe Antenucci Becherer. Dal mese di aprile 2017, alcune delle sue imponenti opere sono esposte a Brescia, principalmente in Piazza Vittoria e Tra Museo di Santa Giulia, Parco Archeologico, Metropolitana e Stazione ferroviaria.

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